venerdì, gennaio 18, 2013

Era il 1999 (4)


La cosa mi fece riflettere molto. Come era possibile che due persone completamente diverse, che utilizzavano strumenti diversi, su mercati diversi, con strategie diverse, potevano essere profittevoli? Forse era proprio questa la chiave di lettura: ad ogni trader la SUA strategia. Nel corso dei mesi le cose si fecero sempre più chiare e capii che avere una strategia qualsiasi non basta ma bisogna plasmarsi la propria strategia in base alla propria personalità.
Con il conforto dei miei due amici continuai a plasmare la mia strategia ma le mie operazioni di trading erano ancora caratterizzate da forti guadagni e notevoli perdite: ogni volta che ottenevo dei buoni risultati seguivano perdite consistenti che alteravano il mio capitale psicologico provocandomi stress e mancanza di lucidità. A quel punto capii che dovevo raffinare la mia strategia con tecniche di gestione del rischio. Fu così che iniziai seriamente a studiare il money management verso cui oggi nutro il massimo rispetto perché è stato l’anello mancante che ha chiuso il cerchio: dopo dieci anni di studi e fallimenti ERO finalmente un trader profittevole!

Oggi continuo a migliorare il mio sistema con metodi statistici per tenere sempre più sotto controllo il rischio e poter praticare con soddisfazione questo meraviglioso lavoro ancora per molti anni e con questo libro voglio ripercorrere il lungo viaggio che mi ha portato alla professione di trader nella speranza di far risparmiare tempo e soldi a tutti quelli che, come me tredici anni fa,  hanno deciso di ESSERE un trader.

giovedì, gennaio 17, 2013

Era il 1999 (3)


Dopo quattro anni e con la laurea in tasca, tornai all’attacco. Volevo entrare nel giro dei trader professionisti, di quelli che guadagnano milioni di euro l'anno. Volevo sapere tutto di loro ma soprattutto volevo conoscere le LORO strategie vincenti. Dopo qualche ricerca su internet scovai una trading room il cui responsabile era della mia città e lo andai a trovare. Era un tipo sveglio, vestito sempre in giacca e cravatta. Mi fece vedere la sua postazione: doppio monitor, connessione isdn e gruppo di continuità in caso di interruzione di corrente. Su uno dei monitor erano appiccicati post-it di vari colori: “Compra basso e vendi alto”, “Trend is your friend”, “Taglia le perdite, lascia correre i profitti” frasi celebri ma completamente inutili per chi non ha un dettagliato piano di trading. Lavorava sul Dax con un contratto alla volta e con la sua strategia ‘contrarian’ portava a casa fino a cinque milioni al mese.
Un giorno mi presentò un suo amico, un ex promotore finanziario che si era arricchito aprendo numerose filiali di una banca di nuova concezione chiamata Fineco. Cappellino all'indietro, pinocchietto e scarpe da ginnastica. Aveva due lauree e aveva lasciato il lavoro di promotore per dedicarsi completamente al trading sui titoli del mercato americano. Ispezionava migliaia di grafici al giorno per scovare i ‘tenbagger’, titoli che in poco tempo moltiplicano il loro valore per 10. Muoveva centinaia di migliaia di euro e quel giorno aveva appena finito di lavorare: 4.500 euro lordi che al netto delle tasse erano 4.000 euro puliti: “Per questo mese ho smesso di lavorare” mi disse. Era il 14 luglio.

lunedì, gennaio 14, 2013

Era il 1999 (2)


Operavo nel garage di casa dove avevo una postazione tutta mia e un poster di Bill Gates che, proprio come me, aveva iniziato in un garage. Mi imposi un normale orario di lavoro: 9-13 / 14-18, dopo tutto il trading era un lavoro come un altro se non per il fatto di contemplare giorni in cui non è il tuo datore di lavoro a pagarti ma sei tu a pagare lui! Ma il mercato è una specie di essere pensante, se scopre che sei un novizio ti lascia subito abbondantemente guadagnare per poi fagocitarsi tutto con gli interessi. Ti provoca finché la tua avidità non è al massimo ed è allora che ti dà la mazzata. Senza saperlo stavo salendo su una scala di cartone che presto si sarebbe accartocciata come un foglio di carta.
I giorni seguenti furono meno fortunati e tranne un'operazione su Seat Pagine Gialle da 200 mila lire, finii la prima settimana in rosso con un milione e mezzo di lire sul conto. Mi sforzai di essere ottimista, dopo tutto avevo perso ‘solo’ il 25 percento del capitale e potevo benissimo recuperarlo, ma all’epoca ignoravo il concetto di percentuale di recupero. Nei giorni seguenti continuai ad avere sempre la stessa operatività che ovviamente portava sempre allo stesso risultato negativo. Dopo tre mesi rimasi con 200 mila lire sul conto, lasciai il trading e ripresi l'università.
Nel frattempo continuai a studiare la psicologia dei mercati e capii le vere motivazioni che mi spinsero a giocare in borsa: lo feci per avere l'approvazione dei miei genitori. Volevo riscattarmi per tutto ciò che avevano fatto per me mantenendomi per anni all’università. Li avrei fatti felici semplicemente laureandomi ma feci il passo più lungo della gamba. Oggi questo libro lo dedico a loro.

venerdì, gennaio 11, 2013

Era il 1999

Studiavo “Teoria dei sistemi”, uno degli esami più difficili di ingegneria. Il professore era pelato, con gli occhi blu elettrico e ci poneva strani quesiti: “Prendendo una boccata d’aria, qual è la probabilità che inspiriamo una molecola respirata da Albert Einstein?”. Tutti ridemmo ma con i suoi astrusi calcoli ci dimostrò che era quasi uguale ad uno. Risolveva in modo probabilistico qualsiasi tipo di fenomeno evolutivo: dall'istante t0 all'istante t1 succede questo quindi all’istante t2 possiamo aspettarci che accada quest’altro con una certa probabilità o quest'altro ancora con quest'altra probabilità. Lentamente plasmava fenomeni aleatori, di evoluzione genetica e di contagio infettivo. Erano studi difficili ma appassionanti con i quali mi sentivo il padrone del mondo.

All’epoca programmavo microchip per vedere Stream gratis e sulla CNBC scorrevano veloci quotazioni e percentuali per me senza significato. Da mesi la borsa macinava segni positivi e tutti correvano in banca ad investire i propri risparmi in Tiscali. Anch’io volli approfittare dell’occasione. I miei mi finanziarono due milioni a fondo perduto e aprii un conto con Directa. Ricordo ancora il giorno che mi telefonarono per comunicarmi che il conto era operativo: chiusi il mio Startac e mi precipitai a casa a controllare. Nel pomeriggio effettuai la mia prima operazione su un covered warrant Olivetti: appena il prezzo si appoggiò sul supporto a cinque giorni entrai in acquisto sul derivato con tutto il capitale. Dopo venti minuti avevo guadagnato 400 mila lire. In quel preciso momento decisi che il trading sarebbe diventata la mia professione. Non potevo immaginare lavoro più libero: dove voglio, quando voglio, nessun capo e retribuzione proporzionale alle proprie capacità. Possibile che era tutto così semplice? A questa domanda non volli inconsciamente rispondere e, sull’onda dell’entusiasmo, lasciai l'università per dedicarmi agli investimenti. Dopo tutto lo studio era solo un mezzo per trovare lavoro e io ora un lavoro l’avevo: FACEVO il trader!