Operavo nel garage di casa dove avevo una
postazione tutta mia e un poster di Bill Gates che, proprio come me, aveva
iniziato in un garage. Mi imposi un normale orario di lavoro: 9-13 / 14-18,
dopo tutto il trading era un lavoro come un altro se non per il fatto di
contemplare giorni in cui non è il tuo datore di lavoro a pagarti ma sei tu a
pagare lui! Ma il mercato è una specie di essere pensante, se scopre che sei un
novizio ti lascia subito abbondantemente guadagnare per poi fagocitarsi tutto
con gli interessi. Ti provoca finché la tua avidità non è al massimo ed è
allora che ti dà la mazzata. Senza saperlo stavo salendo su una scala di
cartone che presto si sarebbe accartocciata come un foglio di carta.
I giorni seguenti furono meno fortunati e tranne
un'operazione su Seat Pagine Gialle da 200 mila lire, finii la prima settimana
in rosso con un milione e mezzo di lire sul conto. Mi sforzai di essere
ottimista, dopo tutto avevo perso ‘solo’ il 25 percento del capitale e potevo
benissimo recuperarlo, ma all’epoca ignoravo il concetto di percentuale di
recupero. Nei giorni seguenti continuai ad avere sempre la stessa operatività
che ovviamente portava sempre allo stesso risultato negativo. Dopo tre mesi
rimasi con 200 mila lire sul conto, lasciai il trading e ripresi l'università.
Nel frattempo continuai a studiare la psicologia
dei mercati e capii le vere motivazioni che mi spinsero a giocare in borsa: lo
feci per avere l'approvazione dei miei genitori. Volevo riscattarmi per tutto
ciò che avevano fatto per me mantenendomi per anni all’università. Li avrei
fatti felici semplicemente laureandomi ma feci il passo più lungo della gamba.
Oggi questo libro lo dedico a loro.
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